Eugenio - meccanico in Moto2
- motard Kmania
- 16 apr 2024
- Tempo di lettura: 11 min
Aggiornamento: 20 ago 2024

All'interno del team Speed Up di Luca Boscoscuro in Moto2 ci lavorano le persone più umili, disponibili e semplici di tutto il paddock. E lo dico perchè ho avuto la fortuna e il piacere di conoscerne alcune e posso affermare che Eugenio Cicognani è una di quelle. Precisamente stiamo parlando del meccanico cinquantaduenne di Fermin Aldeguer. Persona super disponibile, con molta esperienza sulle spalle. E lo ringrazio per avermi permesso di porgli alcune domande interessanti per il mio blog, come un'intervista. Sono una persona un pò curiosa...
Quale era il tuo lavoro dei sogni quando eri bambino?
E: <<Il motociclismo e la velocità fanno parte del corredo del mio DNA: mio nonno correva in moto, mio padre anche e mio fratello ed io non abbiamo fatto eccezione, non ho mai dubitato sul fatto che il mio futuro avrebbe orbitato intorno a questo mondo.
Tuttavia, c’è stato un periodo della mia adolescenza nella quale ho nutrito un profondo interesse per il grande schermo.
Riuscivo ad apprezzare ogni genere di pellicola e andare a vedere un film era per me preferibile ad ogni altra forma di divertimento.
Ho accarezzato così l’idea che un giorno avrei potuto fare l’attore, o magari il regista o perché no l’autore, in ogni caso non mi sarebbe dispiaciuto intraprendere una carriera nel cinema.
In realtà qualche tentativo l’ho anche fatto, calpestando il palcoscenico come aspirante attore in un paio di circostanze.
Il teatro è in qualche modo propedeutico e formativo per fare cinema; quindi, una tappa quasi obbligata per chi si vuole avvicinare a questo tipo di lavoro. Ma sul palco non riuscivo ad essere abbastanza disinvolto, troppo timido… il rombo di un motore e l’intimità del proprio respiro ovattato tra i guanciali imbottiti del casco era per me un ambiente decisamente più rassicurante>>
Che esperienza lavorativa hai fatto da giovane per potere arrivare dove sei oggi?
E: <<In questo ambiente ci sono cresciuto senza aver seguito alcun tipo di percorso specifico, è stata la passione e l’attività ereditata da mio padre che hanno favorito il mio approccio al mondo delle corse.
La qualifica di analista contabile, le mie esperienze in ufficio e i lavori stagionali che svolgevo da ragazzo non avevano nulla a che fare con il mondo delle moto.
Solo dopo il diploma e dopo aver appeso il casco al chiodo ho cominciato ad affermarmi come meccanico professionista presso l’officina di mio padre e di mio zio, un luogo lavorativo che ritenevo nettamente più stimolante di quello che mi potevano offrire una scrivania e un computer.
Parallelamente alla loro attività, insieme ad alcuni collaboratori, i miei gestivano un team per conto della federazione motociclistica italiana che, con discreto successo, ha preso parte a diverse edizioni dei campionati nazionali e internazionali di velocità nelle piccole e medie cilindrate con i colori del Team Italia.
La combinazione di questi elementi e l’esperienza maturata nel corso del tempo mi hanno consentito, anche grazie a conoscenze dirette nell’ambiente, di entrare nell’organismo di un team del mondiale non appena mi è stata offerta la possibilità di farlo>>
Hai un consiglio per i giovani che puntano ad arrivare così in alto, ad un ruolo come il tuo?
E: <<Il consiglio che posso dare vale un po’ per tutti coloro che si avvicinano con entusiasmo al mondo del lavoro qualunque esso sia.
Assecondare le proprie passioni cercando, laddove è possibile, di farne un mestiere.
Credo non ci sia nulla di più gratificante che lavorare facendo ciò che più ci piace.
Nello specifico posso dire che la maggior parte dei meccanici e degli addetti ai lavori di questo ambiente della mia generazione e di quelle precedenti alla mia, lavorano e hanno lavorato nel paddock della MotoGP e della Superbike proprio perché hanno seguito con tenacia la passione che coltivavano fin da ragazzini, quando playstation e smartphone non facevano ancora parte dell’immaginario collettivo e le nostre strade erano percorse da vespe, moto e motorini di ogni genere che spesso di originale avevano solo (e non sempre) il numero di telaio. La situazione attuale è molto diversa, i tempi sono cambiati.
I ragazzi hanno molte meno possibilità di avvicinarsi al mondo delle due ruote in maniera spontanea, sia per i costi ma anche per le normative e per l’evoluzione dei mezzi.
Sulle moto “analogiche” bastava procurarsi qualche attrezzo di recupero e un po’ di intraprendenza per “truccare” il proprio cinquantino e farlo andare più forte di quello del tuo amico.
L’era digitale e i vincoli normativi sempre più restrittivi, impongono al contrario di disporre di supporti tecnologici in grado di interfacciarsi con più cognizione a centraline, ad un’elettronica ormai preponderante rispetto alla meccanica e che lasciano sempre meno spazio alla pura inventiva e allo spirito di iniziativa.
Il nutrito indotto offerto dell’after market in fatto di elaborazioni e trasformazioni poi rende il resto tutto molto più semplice.
L’interesse e la passione rimangono comunque sempre il vincolo imprescindibile per arrivare a fare questo tipo di lavoro e a differenza di ieri, oggi esistono percorsi formativi sempre più specifici.
Le scuole professionali, a volte fin troppo sottovalutate, se affrontate con la giusta filosofia possono essere un buon punto di partenza, dando una buona infarinatura nel campo della meccanica e dell’elettronica.
Oggi poi esistono corsi mirati alla formazione di professionisti nell’ambito delle competizioni che sono sempre più frequentati dai giovani che intraprendono questo percorso.
In ogni caso sarà sempre l’esperienza maturata e la professionalità che si sarà in grado di esprimere che farà di un meccanico, un buon meccanico>>
Qual è la parte che ti piace di più del tuo mestiere e cosa invece sarebbe un “contro”?
E: <<Sicuramente la parte più gratificante di questo mestiere sono le gioie e le soddisfazioni che si provano quando si conquistano dei buoni risultati, sensazioni che ti ripagano di tutte le fatiche e le delusioni che inevitabilmente bisogna affrontare gara dopo gara e campionato dopo campionato.
A queste cose non ci si fa mai l’abitudine ma se si ha la fortuna di incontrare nel proprio percorso un pilota particolarmente talentuoso in grado di regalarti risultati ed emozioni ad ogni gara allora tutto diventa ancora più facile e più piacevole. Come tutte le cose belle però esiste un rovescio della medaglia. Le vittorie, i piazzamenti, i risultati, ma anche le delusioni e i fallimenti di tante gare sono frutto di un lavoro che ti porta a girare il Mondo, dove si ha la possibilità di vedere tanti posti, tante città che normalmente non si avrebbe la possibilità di visitare, però tutto questo presuppone di trascorrere molto tempo lontano da casa, lontano dai propri affetti che segnano inevitabilmente le nostre vite. Il tempo è ciò che di più prezioso abbiamo e questa “passione” purtroppo ce ne porta via tanto. Inevitabilmente questo si ripercuote sulle nostre famiglie, sui figli e sugli interessi che lasciamo a casa ogni volta che usciamo con la valigia in mano, costringendo prima o poi ognuno di noi ad affrontare il grande dilemma: “il gioco vale la candela?”>>
Qual è il rapporto con il resto del Team?
E: <<Direi ottimo, fortunatamente. Una cosa tutt’altro che scontata ma indispensabile per affrontare serenamente una stagione in Moto2 che ti porta a trascorrere lunghi periodi a stretto contatto con persone aliene alla tua sfera familiare. C’è rispetto reciproco tra di noi e non manca lo spirito di collaborazione, qualità che purtroppo non sempre si trovano fra membri della stessa equipe.
Ovviamente non manca l’agonismo sportivo tra le due squadre che compongono il team, i meccanici gongolano segretamente nel vedere il proprio pilota prevalere sul compagno di squadra e viceversa soffrono in silenzio quando è l’altro che sta davanti.
Ma la “rivalità” finisce quando le moto rientrano al box e ci si complimenta l’un l’altro per il risultato ottenuto. In ogni caso ciò che attribuisce valore a un grande team come il nostro è lo spirito di sacrificio che prevale sopra ogni forma di competitività: ognuno di noi sarebbe pronto a farsi in quattro per aiutare l’altra squadra qualora (come talvolta capita) dovesse presentarsene l’eventualità>>
Da quanto tempo lavori nel team Speed Up di Luca?
E: <<Sono arrivato al Team Speed Up nel 2016 ma conosco Luca da tantissimo tempo.
Abbiamo avuto modo di lavorare insieme in Metis Gilera quando ancora la Speed Up non esisteva.
All’epoca Luca, nel 2007 – 2009, era il coordinatore del team mentre io facevo parte della Squadra di Simoncelli e insieme abbiamo condiviso la gioia per il mondiale vinto dal Sic nel 2008.
In realtà il nostro primo incontro però risale a molto tempo prima, sul finire degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 quando neanche maggiorenni, gareggiavamo da avversari nel campionato italiano Sport Production. Davvero bei tempi quelli… Luca, a differenza mia, aveva un buon talento anche come pilota che ha poi avuto modo di dimostrare nel corso della sua carriera; tuttavia, ogni tanto devo ricordargli (in maniera del tutto ironica) che in almeno una circostanza gli sono stato davanti>>
Ti vedresti sempre qui a distanza di qualche anno, oppure vorresti provare una sfida diversa?
E: <<Ho tanti progetti per il futuro, ma nel breve periodo, se le circostanze lo consentiranno, spero di continuare qui. Ho visto crescere il team Speed Up e la Boscoscuro a livelli altissimi e farne parte mi inorgoglisce più che mai, non fosse altro per motivi di campanilismo essendo indiscutibilmente oggi una realtà vincente tutta Made in Italy.
Tuttavia, se dovesse arrivare la chiamata di Ridley Scott non credo potrò rifiutarmi, e così temo dovrò salutare anzitempo il paddock>>
Come è strutturato un weekend di gara per te?
E: <<Il mio weekend di gara in realtà inizia il mercoledì mattina quando arriviamo in circuito e prendiamo possesso del box assegnatoci. Per prima cosa scarichiamo il camion (quando siamo in Europa) o svuotiamo le casse utilizzate per le spedizioni aeree (quando siamo nei Paesi extra europei), poi cominciamo ad allestire il nostro ambiente di lavoro. Normalmente abbiamo il tempo, una volta preparato il box, di iniziare a lavorare sulle moto, che vengono smontate, controllate e pulite in maniera minuziosa. Giovedì completiamo i lavori sulle moto, si preparano le gomme, si curano tutti i dettagli e si stilano i programmi per i turni di prove dei giorni successivi insieme ai piloti. Venerdì e sabato si concretizza il lavoro che si è pianificato nei giorni precedenti. Si scaldano le gomme con buon anticipo, si effettuano gli ultimi controlli sulla moto e si scende finalmente in pista con le modalità che si possono vedere anche dalla televisione. Tra un turno e l’altro la moto viene ricontrollata, eventualmente riparata, e vengono apportate le modifiche di setting che si ritengono opportune. La domenica segue in parte il programma di venerdì e sabato, ci si prepara alla gara come per le prove cercando per quanto possibile di essere ancora più scrupolosi. Finita la gara, se è andata bene, si corre sotto al podio per fare la doccia con il prosecco. In ogni caso dopo la bandiera a scacchi ci aspetta un box da smontare, caricare e spedire nel circuito della gara seguente>>
Descrivi con una parola che li accomuna i piloti Fermin e Alonso :)
E: <<Difficile limitarsi a una parola soltanto. Trovo che siano due ragazzi fantastici e pieni di qualità e pregi che li accomunano. Come piloti sono indubbiamente talentuosi, veloci e affamati di vittoria; ma se dovessi definirli con una parola sola direi che sono autentici… così come appaiono in TV durante le interviste, così sono nella realtà>>
La città più bella che il tuo lavoro ti ha portato a visitare e perché?
E: <<Ho avuto modo di visitare tantissime città, dalle grandi metropoli americane a quelle asiatiche, dalle piccole città di periferia a villaggi sperduti in località remote. Ma non ho dubbi nell’esprimere la mia preferenza, la città che più torno a visitare con piacere anno dopo anno è in realtà è un’isola: Phillip Island. Il contesto paesaggistico dell’Isola e dei Paesi che la compongono è semplicemente mozzafiato.
La natura è protagonista assoluta sull’isola che conserva, nonostante le dimensioni contenute, zone incontaminate dalla presenza umana. A Phillip Island si può ammirare la natura australiana in buona parte della sua biodiversità, dove si integra benissimo il contesto urbano fatto di piccoli centri residenziali costituiti dalle caratteristiche case australiane rigorosamente in legno, la popolazione locale composta anche da molti immigrati di origine italiana, inoltre è cordiale e sempre pronta ad accoglierci con entusiasmo. Unica nota dolente il meteo, non sempre gradevole a causa del periodo stagionale non particolarmente favorevole nel periodo del gran premio>>
La MotoGP, secondo te, era migliore o peggiore negli anni storici rispetto a oggi?
E: <<Come ogni cosa anche il motociclismo nel corso della sua storia si è evoluto adattandosi ai tempi.
Per certi aspetti sicuramente è migliorato mentre per altri probabilmente no.
Se analizziamo la MotoGP dal punto di vista dello spettacolo ti direi che è migliorato, le gare sono combattute in tutte le categorie, tanto che i pronostici sono sempre più difficili da azzeccare.
In più le immagini televisive, le riprese e la regia della Dorna sono qualcosa di estremamente accurato e di livello superiore rispetto a qualche decennio fa. Anche la sicurezza ha fatto passi da giganti, le piste sono molto più sicure e l’equipaggiamento dei piloti è aumentato in tecnologia garantendo standard di sicurezza inimmaginabili rispetto a quando Valentino vinceva il suo primo mondiale in 125.
Ovviamente ci sono anche degli aspetti negativi: nel corso del tempo i costi sono elevati e al contempo reperire risorse finanziare per i team è sempre più complicato, rendendo proibitivo a squadre e giovani piloti avvicinarsi in maniera puramente meritocratica al paddock.
Si è perso per strada parte di quel romanticismo che rendeva ingenuamente possibile a chiunque dotato di talento realizzare il sogno di arrivare al mondiale.
Sia inteso che un pilota con minore talento non potrà mai emergere, ma un pilota dotato invece di buon talento avrà la possibilità di diventare un campione solo se avrà la fortuna di avere le spalle coperte o di essere notato nel percorso della sua carriera da un oculato talent scout…
Boscoscuro insegna>>
Sono quasi commossa al termine di questo articolo, perchè le storie di ognuno di noi sono speciali e uniche e sono fortunata ad avere incontrato tanta disponibilità. Come di consueto lascerò alcuni miei commenti. Eugenio, così come tutto il team ripeto, sono umili, persone nella realtà come in TV. Ci parli pochi minuti e ti ci affezioni. Siamo umani, dopo tutto. Una persona con tanta esperienza è degna della mia attenzione e spero un giorno di realizzare anche io i miei sogni così grandi.
Le passioni di famiglia sono una delle cose più belle. Vedere le gare la domenica con mio papà mi è sempre piaciuto, ed è sempre stato così. Ero piccola quando un giorno giocavo davanti alla TV e mio papà mi ha chiesto "Cosa fa Biaggi?". Io ho guardato lo schermo e mi sono messa in posizione con il ginocchio in fuori come lui...oggi vado in moto ma certamente senza velocità folli (aiuto!).
Amo il cinema così tanto che spesso mi ritrovo a vedere un film in sala da sola, anche la domenica mattina. Sembrerà triste ma io lo adoro: è il mio tempo, e come ha detto lui il tempo è importante così come staccare la mente dalla settimana lavorativa. Posso confermare anche la scelta della scuola professionale, come ho fatto io. Se fatta con criterio ti ritrovi con un un buon diploma (io ho lasciato moda ma non del tutto visto che vendo abbigliamento da moto). E' anche vero che oggi il mondo del lavoro è molto complesso: cercano giovani già capaci...che follia. Come ha detto Eugenio l'esperienza è tutto, e c'è bisogno di persone che ci lascino un'eredità colma di sapere. Per questo mi piace ascoltare. E' anche vero che...non amo studiare ma mi piace sapere. Ops, potrei avere rubato una frase di un cantante.
Per Eugenio e addetti dei team è certamente difficile stare lontani da casa e non è la stessa cosa ma espongo il rovescio della medaglia di una fan: svegliarsi la notte per seguire i piloti, litigare per riuscire a vedere perchè adesso tutto costa, allenarsi e fare le proprie cose per seguire. Ovvio, una passione non si frena e io voglio esserci per i piloti che tifo tanto quanto loro danno attenzioni a noi tifosi, quindi è con piacere che faccio tutto questo. Trovare un posto di lavoro che puoi chiamare casa è anche il sogno di tutti, e per fortuna un pò è così anche per me.
Su Lopez e Aldeguer vi svelo che è proprio così: io li ho vissuti molto meno tempo nel paddock di quanto li viva Eugenio tutto l'anno, ma posso garantirvi che sono persone disponibili, genuine e autentiche. Purtroppo non tutti sono come loro. E per fortuna, almeno ho il mio tifo unico per Alonshow ;) Penso non ci si possa affezionare a ogni pilota nello stesso modo o sarebbe alquanto falso.
In più sono giovane, ho ancora molti anni davanti ma vorrei al più presto viaggiare per il mondo perchè amo farlo, da bravo spirito libero. Volare su aerei magari...lo farei, però da brava ansiosa mi viene in mente la serie TV Lost. Aiuto!
Per concludere, grazie mille Eugenio per le tue parole paragonabili a perle di saggezza e racconti storici; per il tuo tempo e per le risposte anche ironiche. Mi sarebbe molto piaciuto esserci negli anni di una MotoGP storica, però sono felice di vivere quest'era del Team Speed Up come fan.
In TV non sempre è chiaro quello che succede all'interno del box, non si conoscono le persone purtroppo; quindi sono orgogliosa di questa intervista che apre gli occhi e fa inseguire un pò i sogni.
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